È una storia triste, senza speranza, tra il sogno e la follia, fatta di un continuo balzare avanti e indietro nel tempo da parte del protagonista, che ne è la voce narrante.
Sicuramente si tratta di una superba prova di scrittura creativa da parte di James Braziel, che guarda caso insegna questa materia all’università. Ma oltre a questo non c’è molto altro da dire. Potrei capire se tutto questo dramma, questa tristezza e follia fosse stata usata per vedere tramite gli occhi di un personaggio una situazione realistica, che potrebbe essere accaduta in un contesto reale. Lo sforzo creativo avrebbe avuto anche un che di meritevole, benché io avrei evitato il libro a priori, perché quando leggo voglio divertirmi non deprimermi.
Ma qui si parla di un prossimo futuro post-apocalittico assolutamente improbabile, insomma dramma e tristezza fine a se stessa, allo scopo di deprimere chi legge, tutto il contrario di quello che sembra leggendo la quarta di copertina, che pare volutamente fuorviante (per vendere il libro o forse chi l’ha scritta non l’ha neanche letto). Nel leggere questo romanzo di Braziel si ha la sensazione più che altro che si tratti di una sorta di lungo triste prologo alla storia vera e propria, che però non c’è. Sarà forse nel seguito Snakeskin Road pubblicato l’anno dopo e che segue le vicende della moglie del protagonista? Non so se vorrò rischiare e leggere anche questo libro.
Di positivo c’è però che il romanzo è abbastanza corto. Alla fine dei conti l’autore non è affatto prolisso e ci racconta con maestria le vicende passate del protagonista, che l’hanno portato fino all’epilogo, in parte preannunciato già dall’inizio.
La lettura scorre leggera e il romanzo ti prende, questo non posso negarlo, ma quando compro un romanzo di Urania mi aspetto ben altro.
- 35 miglia a Birminghan di James Braziel (2008). Urania Mondadori 1558, 2010.
- Articolo uscito originariamente su Anakina.Blog il 7/10/2011.